If you can’t eat, just write.

lunedì 12 maggio 2014

Riflessioni

Come sempre dopo mesi di totale buio, i pensieri hanno ripreso a fluire. Certo, non come un fiume in piena, diciamo come un rio timido e cauto. Sarà che dopo pranzo cadono le difese per qualche minuto, sarà per la stanchezza accumulata e per il bisogno di evadere per un istante o due, ma i pensieri più sdolcinati e pericolosi arrivano in questo momento. 
Ho avuto una sensazione, una di quelle che passano veloci e un momento dopo già non ci sono più. E ti lasciano un po' bittersweet. Te ne stai lì e ti chiedi perché. Le emozioni arrivano e se ne vanno mentre tu sei immobile nei tuoi pensieri. Non riesco a spiegare cosa possa essere stato: forse lo sguardo buttato per caso su un qualcosa, il sole nascosto tra le nuvole nonostante il caldo, la coscienza di sé.
A volte ci si pone domande ovvie che rimarranno senza risposta, perché è più faticoso rispondere piuttosto che rimandare. 

Giulia

martedì 18 marzo 2014

Novità

Rimetto le mani sulla tastiera dopo mesi, dopo un periodo pieno e sorprendente... 
Mi è mancato scrivere, ritagliarmi un piccolo spazio tutto mio, la sera prima di andare a dormire o la mattina prima di uscire. Devo ancora imparare a gestire i nuovi tempi, i nuovi impegni e la nuova me. 
Sono stata investita da un insieme di emozioni contrastanti, sensazioni nuove e adesso guardo con occhi un po' diversi tutt'intorno. 
Il tempo stamattina è finito, mi alzo e scappo via come spinta da una furia tutta nuova ed emozionata e anche un po' emozionante...
Ciao tastiera, a prestissimo!

Giulia

martedì 4 marzo 2014


"Quell’aura senza tempo tinta"
[Inferno, Canto III]
Il tempo si arresta, si immobilizza,
ti immobilizza.
Ilaria



Tempo
Pensiamo di avere tutto il tempo del mondo, tutta la vita davanti e ore e ore a disposizione. 
Ma il tempo ci sorpassa, inesorabilmente, senza dire una parola.
Giulia
A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore, 
a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche 
agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali, 
ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene…
a tutti i teatranti.
— Miguel de Cervantes, Don Chisciotte 

#2 Istantanee Di Vita

Non riusciva a smettere di correre. I vestiti fradici lo rallentavano ma non lo fermavano; i capelli, anch’essi bagnati, gli coprivano il volto; i lacci infangati lo fecero inciampare più volte, impigliandosi a tutto ciò che incontravano, quasi a voler arrestare quella corsa disperata.
Ma lui correva, correva ancora. Sembrava che il ciondolo che teneva al collo stesse aumentando di peso, la catenella stringeva sempre di più, la pressione del metallo sul petto stava diventando insopportabile: sembrava volesse perforarlo, e più imprimeva la sua forma sulla pelle, più rendeva nitidi e indelebili i ricordi legati alla persona a cui era appartenuta.
Doveva continuare a correre, ma prima si sarebbe liberato di quella collana. La strappò via con un gesto deciso e isterico, ma non ebbe il coraggio di gettarla via: la mise in tasca, come se volesse nasconderla a se stesso.
Correva ancora: invece di perdere fiato, sembrava riacquistarlo; il bruciore alle ginocchia e al gomito destro, la protesta sottoforma di dolore dei muscoli, il vento gelido che gli sferzava il volto… non si era mai sentito così vivo. Non poteva fermarsi, non ne era in grado: dal momento in cui aveva iniziato a correre, aveva smesso di pensare e non era disposto a ricominciare a farlo, non era ancora pronto; forse non lo sarebbe mai stato. Da cosa fuggiva? Un po’ da tutti, un po’ dal Mondo.
Si stava stancando, la fatica iniziava a farsi sentire davvero: accelerò il passo. Sentiva che stava per arrivare, la meta era vicina, la catarsi ultimata. Imboccò la strada di casa, riconosceva già il suo vialetto. Ora iniziava a sentire suo figlio che rideva, stava guardando il suo programma preferito; vide la sagoma della moglie che stava raggiungendo il figlio in salotto.
La corsa era finita, era pronto a riaffrontare la vita.
“Amore, sono a casa!”


Ilaria

mercoledì 5 febbraio 2014



Ho visto un angelo nel marmo e ho scolpito fino a liberarlo.
— Michelangelo (via inthemoodtodissolveinthesky)

Conversioni unitarie
Cammino in un flusso
di vento
che è storia,
dove gli eventi
impattano addosso,
scivolando indietro,
sfilacciando un po’.
E’ polvere di me quel che si perde
in rivoli sabbiosi
da disperdersi alle spalle.
Mi disfo qui,
per ricompormi altrove.
Anche questo
è movimento.
I.S.A.

Istantanee Di Vita

La musica riecheggiava nel teatro,
la sinfonia prendeva possesso del suo corpo, la mente libera, il respiro ritmato, gli occhi chiusi per poter sostituire la realtà che la circondava con qualcosa di più adeguato, che avesse le forme giuste, giusti colori.
Ogni senso era impegnato a trarre il massimo piacere da quell’atmosfera, per nulla al mondo avrebbe dovuto spezzare quell’incantesimo.
E invece lo fece: per qualche oscura ragione, aprì gli occhi.
Improvvisamente il destino, come a voler dimostrare la sua indignazione per quella mancanza di riconoscenza, fece sì che lo sguardo della ragazza si posasse forse sull’unico oggetto su cui non doveva proprio poggiarsi: quell’orecchino.
Non un semplice orecchino, ma il suo orecchino.
Il problema, intendiamoci, non era l’orecchino, ma la persona che c’era appiccicata; sì, perché attorno a quel dilatatore c’era la figura del suo migliore amico.
“Migliore amico”, le veniva quasi da ridere per quanto fosse inappropriata e ridicola quell’espressione; da anni erano stati incitati dal buonsenso ad etichettarsi come migliori amici. Niente di più forviante e fuori luogo. Forse non erano nemmeno amici, non al momento comunque: non dopo l’ennesima litigata priva di senso, lo scorso giorno. Una discussione assurda, come assurdo era il loro rapporto: continui alti e bassi, avvicinamenti e allontanamenti, una relazione in stile-montagne russe. Non ricordava più nemmeno quale fosse stata la scintilla di quest’ultima sfuriata, o forse non la conosceva proprio; però conosceva il suo orgoglio: questa volta non avrebbe cercato di sistemare le cose, non avrebbe chiesto scusa per delle parole pronunciate al momento sbagliato in un modo ancora più sbagliato.
Avrebbe invece concentrato tutte le sue forze per ignorare e azzittire la parte di lei che ricordava la sensazione dei capelli del suo “migliore amico” tra le dita, il profumo che metteva per potersi avvicinare a lei, cercando di nascondere l’odore dell’ultima sigaretta , il contatto delle sue labbra sul collo e il brivido che ne scaturiva.
Avrebbe racchiuso ogni suo ricordo e sensazione in un cofanetto, l’avrebbe lasciato qui, al sicuro e lontano …
avrebbe poi ripreso il solito treno che periodicamente la riportava lontano da casa.

Ilaria



lunedì 27 gennaio 2014

Momenti

Ho deciso di voler misurare la vita in momenti. Non giorni, ore o minuti come la maggior parte del mondo. Ma in attimi, respiri e bellezza. 
L'anima ringrazierà.

Giulia

giovedì 23 gennaio 2014

Oggi

Giorno nuovo e persone diverse. Occhi indagatori e parole sagge. Esseri umani, ma umani davvero. Emozioni diverse e uniche. Orecchie pronte ad ascoltare saggezza ed esperienze. Vita vera. 
Ogni momento viaggiano con la luce storie diverse e sofferenze proprie, fardelli che ci si porta a testa alta, buchi nel petto che fanno passare più aria per respirare.
Un bacio in più e una carezza. Un sorriso e un po' di dolcezza nel frastuono dei giorni tutti uguali. Il sorriso che cambia l'incedere dei minuti e delle ore, li devia per un attimo e ti fa fermare. 
Tanti cuori che vivono per davvero, nonostante la vita a volte prenda più botte che carezze.

Giulia

mercoledì 22 gennaio 2014

Buongiorno

Ti svegli la mattina, ancora prigioniero del sonno e della lentezza che si porta dietro. La luce filtra dalla serranda che non è stata abbassata fino a terra la sera prima, le voci tutt'intorno confuse e unite all'odore del caffè. L'indecisione ti assale quando devi decidere cosa mangiare, bere e dire di primo mattino. 
Riassunto dell'inizio del giorno, della lenta consapevolezza di sé stessi che arriva appena gli occhi si aprono dal sonno. 
Poi all'improvviso il mondo diventa frenetico, la vita corre, le ore scorrono inesorabili come se oggi fosse l'ultimo giorno al mondo, come se non ci fosse abbastanza tempo per tutti. Le mille cose da fare si accumulano, mentre tu sei ancora fermo, in mezzo alla stanza, in pigiama con i tuoi capelli arruffati e con le parole ferme in gola, ancora addormentate, proprio come te. 

Buongiorno, Giulia

domenica 19 gennaio 2014

"Eh caro mio... io sono Il Fu Mattia Pascal."


"E come possiamo intenderci se nelle parole che io dico, metto il senso e il valore delle cose che sono dentro di me; 
mentre chi ascolta, inevitabilmente, le assume col senso e il valore che hanno per sé del mondo che egli ha dentro?”
[Cit. Pirandello]
Riscoprire consapevolezze che distruggono, accuratamente celate in noi e da noi.
Ilaria

Il problema sta nel fidarsi del Mondo.

Ilaria
 Io i rivoluzionari del XXI Secolo più mi sforzo di capirli e meno ci riesco. Ragazzi e ragazze che non fanno un emerito cazzo dalla mattina alla sera e poi scendono in piazza a manifestare contro la pubblica istruzione che nega loro un futuro.
Ma io dico, giovane rivoluzionario, fai fatica a leggere i libri di Benni, non sai chi sia Churchill, critichi Leopardi, rifiuti la filosofia, aborri la matematica e la fisica, critichi la religione spacciandoti per amante della scienza, ma non sai chi sia Darwin e cosa abbia teorizzato. Rifiuti il latino, ma “Carpe diem”, perchè un tuo amico coglione qualunque l’ha sputato un fottutissimo sabato sera qualunque; il greco non lo nominiamo nemmeno, inglese, francese, spagnolo, cosa sono? Il cinese, poi? Ah, ah, ah, “per quale motivo dovrei imparare la lingua dei gialli di merda tutti uguali, ah, ah, ah”. Vivi in Italia, ma non conosci Santa Maria Novella, o le Torri degli Asinelli, anzi saresti capace di ridere alla parola “asinelli”; d’altronde anche storia dell’arte ti fa schifo, beh, sì, cosa mai ci sarà di bello nello studiare la bellezza?
Ora io chiedo, a chi bene non so con esattezza, ma chiedo: con quale pudore riesci a criticare tutto e tutti, se tanto non hai voglia di fare un cazzo? Non puoi pretendere di avere un futuro se non te lo costruisci. Studia, leggi, informati, chiedi, rompi i coglioni ai tuoi professori, domanda, sii umile e datti da fare, invece che inneggiare a qualche fantomatica ribellione o agitazione popolare. Perchè, ricorda, di ‘68 ne è bastato uno. 
amantedellarte (via amantedellarte)

sabato 18 gennaio 2014

Il destino a volte gioca bellezza

Arriva un momento in cui capisci quale strada deve prendere. Prima o poi trovi un segnale bello grosso, proprio di fronte a te, o magari un po' nascosto dalla confusione che ti occupa la mente. E ti dice dove andare e cosa fare, finalmente. 
La vita riprende a essere più o meno lineare, o così sembra. E le giornate sembrano un po' più luminose. La mattina acquista un senso nuovo e la sera è carica di aspettative per il nuovo giorno. La mezzanotte non spaventa più e il cuore batte un po' più forte.
Arriva anche la paura di aver sbagliato a desiderare così tanto una cosa da voler fuggire, il terrore di non farcela e la troppa felicità che abbaglia. 
Arriva il momento in cui devi scegliere chi essere e cosa fare, per te e nessun altro. Aprire gli occhi e sognare la realtà che è finalmente arrivata a bussare. Buttarti nella vita e affrontare le sfide, ogni giorno, tutti i giorni. Guardarti le spalle, ma guardare anche avanti, correre come il vento di tramontana e sorridere nonostante tutto. 
L'hai deciso tu e anche un po' il destino: la strada è proprio lì davanti a te e non ti resta che percorrerla. A polmoni pieni di aria e speranza. 

Giulia


giovedì 16 gennaio 2014

Oh me, oh vita!
Domande come queste mi perseguitano,
infiniti cortei d'infedeli,
città gremite di stolti,
che vi è di nuovo in tutto questo,
oh me oh vita!

Risposta:
Che tu sei qui, 
che la vita esiste e l'identità.
Che il potente spettacolo continui,
e che tu puoi contribuire con un verso.
Quale sarà il tuo verso?

[Cit. Professor John Keating]




La Bambola di Kokoschka

Non prendiamoci in giro: non amiamo le persone, amiamo l’idea di amarli.
Amiamo il modo in cui ci si sente all’idea di stare con quella persona,
amiamo le sensazioni che si provano nel condividere momenti con quella persona,
amiamo i cambiamenti che quella persona induce in noi…
ma chi è quella persona?
Un fidanzato?  Un marito?  Un amico?
Una bambola, come quella di Kokoschka.
Un simbolo, un custode, uno scrigno da riempire e a cui affidare il nostro tesoro più grande: un’idea; ma non una a caso, bensì l’idea che ci siamo fatte di quella persona, quell’idea che ridipinge il profilo reale di quest’ultima, rendendola perfetta hai nostri occhi,
quell’idea capace di far susseguire al minuto più incantevole della nostra vita, quello più infernale,
quell’idea che ci stravolge la vita, che ci porta a prendere decisioni assurde, senza il minimo senso,
quell’idea che toglie il fiato, che fa tremare d’estate e sudar freddo d’inverno,
quell’idea… un’idea, una pura e semplice idea.


Ilaria Salerno


Il Risveglio

Vi è mai capitato di sentirvi mancare il fiato,
 di provare la sensazione di un brivido gelido lungo la schiena, nonostante fuori ci siano quaranta gradi all’ombra,
di percepire quella frazione di secondo in cui il cuore sembra saltare un battito, lasciandovi momentaneamente nel panico di un limbo infernale,
di riscoprire improvvisamente una verità che possedevate e conservavate in voi stessi già da tempo…
insomma, vi è mai capitato di farvi coinvolgere e stravolgere da qualcosa di magnifico, ma apparentemente di una semplicità e, forse, banalità estrema?

Casa Studio Esci, Esci Studio Casa… una continua corsa frenetica contro il tempo: esci di casa correndo e ci rientri correndo,
corri nel corridoio di casa tua dedicando alle pareti scolorite che ti circondano la sessa attenzione che dedicherai alla facciata del Duomo qualche minuto più tardi,
 i tuoi vicini di casa si sono ormai abituati alla visione della tua fuga disperata, costantemente in ritardo per le lezioni, con le borse e i libri che sbattacchiano di qua e di là.
Non c’è tempo per meravigliarsi.. o meglio, sembra che non ce ne sia.
Ma se alzassimo lo sguardo dal marciapiede per qualche minuto, se sollevassimo la testa da quel fiume di folla che orienta quotidianamente il nostro pigro vagare, se decidessimo di ricominciare a respirare a pieni polmoni e a concedere le attenzioni del nostro orecchio anche al più piccolo e insignificante rumore, cosa accadrebbe?
E se ricominciassimo a vivere, cosa accadrebbe?


Ilaria Salerno