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venerdì 30 agosto 2013

DONNE NON SI NASCE, SI DIVENTA

La donna? La donna è un uomo mancato: “un essere occasionale ricavato da un osso in sovrannumero di Adamo. L’uomo è per natura superiore alla donna: il primo comanda, l’altra ubbidisce; nell’uomo vi è il coraggio della deliberazione, nell’altra quello della subordinazione. Come comportarsi con un essere tanto infimo? Dobbiamo considerare il carattere delle donne come naturalmente manchevole e difettoso: la femmina è femmina in virtù di una certa assenza di qualità”. Al pensiero di Aristotele e San Tommaso, si aggiunge quello di Nietzsche: “la donna non avrebbe l’arte di abbellirsi, se non avesse l’istinto del ruolo secondario”.
Naturalmente la situazione nel 2013 si è evoluta; sono passati diversi secoli: ora è tutto diverso! Le donne non vengono più utilizzate per scopi puramente estetici: non ci sono maggiorate in abiti discinti sui nostri mezzi di telecomunicazione; l’immagine femminile non viene associata ad oggetti per stimolarne l’acquisto; le mogli non vengono più picchiate dai mariti, né le adolescenti molestate da preti e insegnanti. Insomma, la donna ha finalmente dimostrato al mondo quel che vale.. o no? No.
Attraverso degli studi condotti nel 2008 dalla Mckinsey, una delle più importanti società di consulenza manageriale del mondo, chiamati “Women Metter”, è stato osservato lo stile di potere dei manager di oltre cinquanta nazioni. La conclusione è stata che avere delle donne alle leve di comando è una migliore garanzia di successo rispetto ad una dirigenza maschile: il reddito aziendale ottenuto è quasi il doppio. Nonostante ciò, la quota delle donne nel nostro parlamento sfiora appena l’11,1%: in una graduatoria mondiale riguardo la presenza femminile in politica, siamo al 69° posto, preceduti da paesi come il Congo, Mozambico e Zimbabwe. Ad aggravare la condizione femminile odierna, si aggiungono i Media… inconsapevolmente e spensieratamente coadiuvati da donne con un quoziente intellettivo pari a quello di una gallina, ed ecco come la Farfallina di Belen diventa la notizia dell’anno, mentre l’economia italiana allo sfascio passa in secondo piano. Pochi giorni fa ho letto questa barzelletta su un periodico:
Una Bionda si avvicina piangendo ad un uomo in uniforme e gli dice di aver perso il suo cane. L’uomo le consiglia: “perché non mette un’inserzione sul giornale?” E la Bionda: “ci avevo pensato, ma il mio cane non sa leggere!”
L’immagine che ne viene fuori è quella di una donna tanto bella, quanto sciocca; vuota al punto di aver bisogno dell’aiuto di un uomo anche per risolvere i problemi più futili. Ma l’aspetto che più fa riflettere è che alla protagonista del racconto non viene attribuito nemmeno un nome: è sufficiente definirla una Bionda.
E al lettore basta. Sta proprio qui il problema; nessuno protesta contro il modo in cui i Media dipingono le donne: tutto rientra nella normalità, come se il femminismo, dopo aver vinto logoranti battaglie per il diritto al voto, al divorzio e all’aborto, si fosse estinto. È come se le donne si stessero arrendendo, come se avessero smesso di lottare, rassegnate e schiacciate sotto il peso dell’indifferenza…
ma, forse, anche quest’idea di dover lottare è fondamentalmente sbagliata…
magari la strada da seguire è ancora una volta quella più semplice:
avere più fiducia nel mondo, una fiducia incondizionata, limpida e potente a tal punto da far sì che le donne non debbano essere più costrette a lottare per sostenere il loro diritto ad esser donne, e gli uomini non sentano il costante bisogno di difendere la propria importanza e virilità contro le incalzanti conquiste femminili.

Ilaria


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